martedì, aprile 23, 2024

L’ARTE DI TIZIANA SANNA, AL MUSEO DIOCESANO ARBORENSE. L’ARTISTA DIPINGE LA NATURA SELVAGGIA, IN PARTICOLARE GLI ANIMALI, SPECIE QUELLI IN VIA DI ESTINZIONE.


Oristano 23 aprile 2024

Cari amici,

Non è la prima volta che esprimo la mia convinzione che “ARTISTI SI NASCE, NON SI DIVENTA”. L’artista è un soggetto particolare, che possiede un DNA, speciale, qualcosa che lo differenzia dalle persone comuni, che consente di volare alto, di esprimersi nelle tante forme d'arte e nei campi più disparati del contesto in cui viviamo, in maniera unica e irripetibile. Ebbene, oggi voglio parlare con Voi, cari lettori, di un’artista che mi ha intrigato molto, Tiziana Sanna, che esprime la sua arte pittorica rappresentando la natura, quella originale, selvaggia e incontaminata, focalizzando la sua attenzione sugli animali, in particolare quelli in pericolo di estinzione.

Tiziana (in arte ben nota come Tisha) nasce nel Sud Sardegna, a Cagliari, nel 1975. Dopo le superiori, si laurea in Lettere con indirizzo artistico e si specializza in Storia dell'Arte; ma non è esattamente quello il suo sogno. Nella sua mente rimbomba di continuo un pensiero, un forte desiderio che la tormenta: mettersi di fronte ad uno spazio bianco e disegnare, dipingere! Per questo decide di frequentare dei corsi privati di disegno e discipline pittoriche. Nella sua mente lei si vede con matita e pennelli in mano, pronta a riportare in tante tele bianche la natura che la circonda! Ed ecco uscire da quelle tele quegli animali selvatici che lei ama, dipinti in tutte le loro sfumature, fieri e indomiti, a ricordarci che essi hanno diritti che noi spesso calpestiamo!

La protezione delle specie animali a rischio, è un suo preciso obiettivo, e lei lo vuole ricordare a tutti, dipingendoli, mostrandoli, nell’intento di sensibilizzare chi li guarda e sperando di portarli ai suoi stessi sentimenti. Lei ama tutti gli animali, ma da buona sarda, si concentra sulle specie tipiche ed endemiche della nostra isola: la lucertola tirrenica, l’hyla sarda, il gatto selvatico sardo, l’asinello albino dell’Asinara, il cane pastore fonnese, il muflone, la volpe sarda, il cervo sardo, il grifone, il gufo, il barbagianni, il ragno sardo nuragico e tanti altri. La sua pittura, cari amici, è una pittura iper-realistica, nel senso che ogni più piccolo particolare è da lei perfettamente rappresentato: le pieghe della pelle, la peluria del corpo, la postura, raggiungendo in questo modo una rappresentazione alquanto fotografica. Osservando un suo quadro, si ha l’impressione di trovarsi realmente. di fronte all’animale, che sembra quasi osservarti, pronto ad uscire dalla tela! Chi visita una sua mostra, viene catapultato in un mondo che potremmo definire primordiale, ben lontano da quello odierno.

Tiziana Sanna è un'artista poliedrica, e i suoi quadri sono stati presentati in numerose mostre. Ora l’artista, reduce dalle ultime presentazioni, ha voluto portare i suoi quadri anche ad Oristano, scegliendo di esporsi al Museo Diocesano Arborense, mostra che è stata inaugurata sabato 20 aprile. Questa mostra, porta un curioso titolo: “TILIGUERTA”, che, come scrive la curatrice della mostra Alessandra Menesini, è dedicata alla verde lucertola, come titola anche un verso di Eugenio Montale. La prima parte della presentazione dell'artista e delle sue opere è avvenuta nello spazio esterno del museo.

Amici, il titolo dato alla mostra, ha un concreto significato protettivo degli animali selvatici presenti nella nostra isola, spesso trascurati e vilipesi. I suoi quadri evidenziano il frutto del lungo lavoro di ricerca sulle specie faunistiche tipiche ed endemiche della Sardegna; un lavoro certosino, quello portato avanti dall’artista, effettuato in contatto con i principali Enti che si occupano della tutela e della salvaguardia della nostra fauna selvatica. Una collaborazione intensa, fruttuosa, per la quale Tiziana ringrazia la R.A.S. e tutti gli Enti che a vario titolo si occupano della tutela e salvaguardia delle specie a rischio e che Le hanno concesso il loro patrocinio (W.W.F - LIPU - CRTM - LAGUNA DI NORA - RETE CONSERVAZIONE FAUNA MARINA).    

La presentazione al Museo Diocesano, come accennato prima, è stata effettuata dalla Direttrice Silvia Oppo e dalla Curatrice Alessandra Menesini. L’artista, dopo aver ringraziato tutti i presenti, a partire dalla direttrice Silvia Oppo e da Antonello Carboni per aver ospitato la mostra nei bellissimi spazi del Museo Diocesano Arborense, dalla curatrice Alessandra Menesini per il continuo supporto e le bellissime parole, ha accompagnato il pubblico a visitare la mostra dei suoi quadri allestita dentro il Museo, dove si è piacevolmente intrattenuta rispondendo alle numerose domande. La serata si è piacevolmente conclusa con un piccolo rinfresco.

Amici lettori, indubbiamente la mostra di TIZIANA SANNA ha già destato un grande interesse, e ciò dimostra che vale davvero la pena di essere visitata. Il visitatore, durante la visita, potrà anche ascoltare un delizioso sottofondo musicale, creato  dal giovane figlio dell’artista. La mostra resterà aperta fino al 2 giugno 2024, e sarà visitabile: il mercoledì dalle 10,00 alle 13,00 e dal giovedì alla domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00.

Grazie, amici, della Vostra sempre gradita attenzione e…partecipate numerosi!

A domani.

Mario

 

 

lunedì, aprile 22, 2024

LA RAI E IL SUO VERO COMPITO: SVOLGERE UN SERVIZIO PUBBLICO D'INFORMAZIONE “SUPER PARTES”. MA, PURTROPPO, COS’Ì NON È!


Oristano 22 aprile 2024

Cari amici,

È proprio vero che “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare! Che la RAI sia da anni nell’occhio del ciclone per la forte ingerenza politica che la connota, con contestazioni da una parte e dall’altra, in base ai Governi che si alternano al potere, è cosa ben nota. Si è parlato spesso di indipendenza dalla politica da parte della “Direzione della Rai”, ma per ora nulla è cambiato. Insomma, il problema resta, col risultato di continuare a dare a chi ascolta un’informazione 'addomesticata', gradita al Governo in carica, estromettendo, di volta in volta, le voci fuori dal coro. Ovviamente, inutile negarlo, questa informazione non può essere considerata veritiera, come un “SERVIZIO PUBBLICO D’INFORMAZIONE” dovrebbe essere.

Inoltre, altra pecca da tempo contestata, è che questa informazione agli ascoltatori è fornita a caro prezzo, ovvero facendo pagare a loro un salato canone, a prescindere dall’ascolto. La realtà è che, purtroppo, oggi la RAI, azienda di servizio pubblico, ha comportamenti simili a quelli di un’azienda privata, legata ad interessi di parte; insomma, è un vero strumento di potere, che ostacola (e spesso dismette) quegli operatori capaci che non sono in sintonia con il Governo del momento. Un vero servizio pubblico, invece, dovrebbe essere assolutamente “super partes”, altrimenti è preferibile cancellarlo,

Essere operatori di comunicazione in RAI (azienda pubblica deputata a fornire il servizio d’informazione), in particolare se focalizziamo l’attenzione sui giornalisti, questi non dovrebbero MAI essere “addomesticati” dal potere politico, costretti, cioè, a raccontare la verità di parte; il codice deontologico del giornalista, come sappiamo, lo vieta espressamente. Credo che, invece, ciò stia continuando a verificarsi, tant’è che chi non accetta la sudditanza può seguire 2 vie: o decide di andare via o gli viene, comunque, aperta la porta per andarsene. È tempo, dunque, di passare dalle parole ai fatti. Privatizzare la RAI credo che sia diventato assolutamente indispensabile.

Sul mercato televisivo fino a poco tempo fa l’azienda pubblica RAI aveva un unico gruppo privato concorrente: MEDIASET;  di recente, però, si è prepotentemente inserito un nuovo gruppo. Si tratta di “NOVE”, un colosso editoriale che vuole spezzare il duopolio fra la RAI e le reti del gruppo Berlusconi. NOVE è un gruppo di provenienza USA, che fa parte della grande famiglia Warner, gruppo che comprende HBO (la casa di molte delle più importanti e premiate serie Tv) e CNN. Un colosso, guidato in Italia dal manager Alessandro Araimo. NOVE in Italia ha decido di entrare pesantemente in campo, contattando, per acquisirli, gli uomini di punta della RAI.

L’acquisizione da parte di NOVE dei Big RAI è avvenuta a colpi di milioni di euro, e ciò sta a dimostrare la potenza e la capacità economica del Gruppo. Dando uno sguardo ai bilanci di NOVE si percepisce un'immagine del gruppo decisamente in salute. A fine 2021 i ricavi sono stati di 259 milioni di euro e l'utile di 21 milioni. Ciò ha reso possibile l’acquisizione di personaggi come Crozza, poi Fazio e in data molto recente Amadeus.  Disponibilità finanziarie non indifferenti, quelle possedute, se pensiamo che Crozza è stato ingaggiato per 3 milioni di euro a stagione, Fazio, con un contratto di 4 anni e di 2,5 milioni di euro a stagione e, udite – udite,  Amadeus, con un contratto miliardario:  100 milioni di euro in 4 anni, quindi 25 a stagione, anche se questo totale comprende i costi di sviluppo e acquisizione dei programmi di cui si dovrà occupare l'ex cinque volte re di Sanremo. Comunque, circa il 10 per cento di questa somma, finirebbe nelle sue tasche!

Cari amici, oggi la RAI è un ibrido che non è né carne né pesce. Personalmente credo che questa struttura, oggi ancora pubblica, debba QUANTO PRIMA MODIFICARSI, con una parte di vera informazione e l'altra di carattere commerciale; la prima, vera necessità è quella di una TV di informazione e di formazione, fatta da giornalisti "super partes", senza addomesticamenti, ovvero totalmente indipendenti dal potere politico; il secondo filone costituito da una TV di intrattenimento, che possa operare con quel carattere prettamente commerciale dei nostri tempi. Chissà se riusciremo mai ad avere una RAI così selezionata e di questo spessore!

A domani.

Mario

 

domenica, aprile 21, 2024

LA “LEADERSHIP" AL TEMPO DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE. COSA SIGNIFICA ESSERE “LEADER” OGGI, NEL MONDO SUPERTECNOLOGICO IN CONTINUA EVOLUZIONE?


Oristano 21 aprile 2024

Cari amici,

Il modello di LEADERSHIP TRADIZIONALE (verticistica e di comando), che gran parte di noi ha vissuto(in particolare quelli nati tra la prima e la seconda metà del secolo scorso), ha sempre operato sfruttando le doti individuali di capacità di comando, mitigate poi 'parzialmente' attraverso la valorizzazione della "Squadra".  Tutto questo, però, sempre tenendo conto delle capacità evolutive del cervello umano; oggi, però, ci troviamo di fronte a un bivio critico: l'arrivo dell'Intelligenza Artificiale, con le sue crescenti potenzialità. Il manager di oggi deve decidere: resistere, continuando a seguire il vecchio schema, senza tener conto delle capacità fornite dall'A. I., oppure raccogliere le sfide e le opportunità che questa presenta. Una scelta difficile, dunque, tra il continuare ad operare con il sistema consolidato, oppure accettare di abbracciare una nuova visione di leadership, alquanto diversa, dirompente, e orientata al futuro.

Indubbiamente accettare il "Nuovo" è una sfida audace, capace di gettare alle ortiche la leadership tradizionale, basata sulle personali capacità di gestione e di comando, oggi insufficienti ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Una Leadership moderna, dunque, quella che serve oggi, audace e allo stesso tempo consapevole, in quanto i leader di oggi devono essere capaci di dimenticare il passato, fatto di gestione personale verticistica, seppure leggermente mitigata dal lavoro di squadra, per poter costruire ambienti di lavoro realmente coesi e paritari, dove il risultato è il frutto della collaborazione di tutti, intelligenza artificiale compresa. Insomma, una leadership fortemente focalizzata sulla 'squadra', sulla coesione e sulla collaborazione.

Una nuova leadership che si basa su tre principi fondamentali: 1- Costruire un Gruppo coeso: dove essere Leader non significa emergere sugli altri, ma costruire un gruppo unito e affiatato, che lavora gomito a gomito, “insieme”, per raggiungere i comuni obiettivi. 2- Costruire una “Responsabilità Collettiva”: nel senso che la leadership, oltre che creare un gruppo coeso, responsabilizza ogni partecipante, dandogli la sua fetta di responsabilità, per contribuire – tutti insieme – a costruire il benessere della Comunità di riferimento, a seconda del proprio ruolo. 3- Costruire nel gruppo un Processo Collaborativo e Altruistico: Le leadership egocentriche e autoritarie sono obsolete e dannose, per cui risulta necessario adottare un approccio collaborativo e altruistico, vera strada per raggiungere il successo collettivo.

Amici, il vero Leader non deve essere statico ma in costante evoluzione, mediante un aggiornamento continuo, in particolare oggi ai tempi dell’intelligenza artificiale. Due le caratteristiche più importanti che deve possedere: “cuore e cervello”; il primo per prendersi cura delle persone, il secondo per raggiungere gli obiettivi di business promuovendo un impatto positivo sulla società che amministra. È questa, in particolare, la tesi di Filippo Poletti, autore del libro “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello”.

Nel libro prima accennato, scritto a 4 mani da Filippo Poletti, giornalista professionista e top voice di LinkedIn, e da Alberto Ferraris, professore ordinario in economia e gestione delle imprese, viene affermato che oggi il vero Leader opera in un contesto in cui, entro i prossimi 5 anni, il 50 per cento delle decisioni manageriali sarà preso in collaborazione con l’Intelligenza Artificiale, per cui risulta fondamentale che esso operi utilizzando al meglio, come detto, “cuore e del cervello”. Se è pur vero che l’Intelligenza Artificiale è altamente performante, sia nei compiti quantitativi che nell’elaborazione di enormi quantità di dati, è anche vero che l’A.I. manca del tutto del tocco umano: ovvero della capacità di connettersi, entrare in empatia, ispirare e mostrare creatività; insomma, l’A.I. manca di una dote indispensabile: è priva di quell'"intuitus personae" che consente la costante adattabilità di fronte a situazioni in continua evoluzione. In altre parole, l’intelligenza artificiale è priva di “intelligenza emotiva”, pietra angolare fondamentale di una leadership efficace.

Oggi, amici, viviamo nell’era digitale, dove la tecnologia è in costante evoluzione, ed i Leader devono agire e operare da veri “creatori di organizzazione”, miscelando capacità personali e tecnologia, e coltivando una cultura di continua di innovazione e adattabilità. I leader di oggi debbono, con grande determinazione, trovare l’armonia tra le competenze umane e le capacità dell’intelligenza artificiale, in un’era dove si deve operare mediando tra “ciò che la tecnologia fa per noi, e ciò che noi dobbiamo continuare a fare col nostro “intuitus personae”. In ultima analisi, è questa relazione simbiotica tra leadership e intelligenza artificiale che, passo dopo passo, dovrà essere estesa a tutti i ruoli e a tutti i livelli organizzativi.

Cari amici, il futuro è già nelle nostre mani, ma dobbiamo saperlo amministrare, con “Cuore, cervello e grande intelligenza emotiva”, quella che l’A.I. non avrà mai! In questo modo la domineremo, altrimenti potremmo venirne dominati!

A domani.

Mario

sabato, aprile 20, 2024

GIOVANI E INFELICITÀ. LE NUOVE GENERAZIONI, CHE RISPETTO A QUELLE PRECEDENTI HANNO TANTO DI PIÙ, MANCANO DI UNA COSA IMPORTANTE: LA FELICITÀ.


Oristano 20 aprile 2024

Cari amici,

Alla fine dello scorso mese di marzo ho fatto su questo Blog una riflessione proprio sulla felicità. Chi è curioso può andare a leggere quanto scrissi il 28 marzo cliccando sul seguente link: https://amicomario.blogspot.com/2024/03/dizionario-della-felicita-ci-siamo-mai.html. Un obiettivo spesso “CHIMERA”, quello della FELICITÀ, che, purtroppo, continua a mancare in particolare nei giovani, che all’apparenza dovrebbero essere, invece, i più felici, in quanto hanno praticamente molto di più di quanto avevano le generazioni precedenti. Sul perché della loro infelicità, si interrogano gli studiosi.

A leggere l’World Happiness Report 2024, coordinato dal Centro di Ricerca sul Benessere dell’Università di Oxford, Centro Gallup e dalla Rete delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, che si basa su indagini effettuate in 143 Paesi, si rileva che "In Occidente la felicità è tradizionalmente associata alla giovinezza e la vecchiaia è considerata una fase della vita più infelice, ma la realtà attuale, purtroppo, smentisce queste convinzioni”. In dettaglio, l’approfondimento per fasce d’età, nel report prima citato, rileva che “dal 2006 al 2010, la felicità tra i giovani, di età compresa tra 15 e 24 anni, è diminuita drasticamente in Nord America, al punto che i giovani risultano meno felici degli anziani. Anche in Europa occidentale la felicità giovanile è diminuita, anche se in modo meno marcato”.

Secondo questo rapporto, dall’analisi dei 143 Paesi radiografati, ad aggiudicarsi per il settimo anno consecutivo il titolo di “Paese più felice al mondo“ è la Finlandia, mentre l’Italia risulta 41ª, appena sopra il Guatemala, ma parecchio sotto Kosovo e Romania! La cosa più preoccupante, però, è il dato che rileva l’infelicità dei ragazzi, che risulta in crescita. Per la prima volta dal 2012 – anno in cui è stato redatto il primo “Report“ – "il trend positivo globale della soddisfazione di vita tra i 15 e i 24 anni si è interrotto".

Secondo Vivek Murthy, il massimo funzionario Usa ad occuparsi di questioni di salute pubblica, la colpa di tanta infelicità tra i ragazzini è l’uso, e soprattutto l’abuso, dei social media. L’esagerato uso di questi, creando isolamento, alimenta la perdita, meglio dire l’alienazione dai rapporti umani, oltre a creare l’angoscia nel mondo giovanile per l’impossibilità a raggiungere quei modelli irreali, costantemente proposti dagli influencer; modelli che tra l’altro hanno alimentato  il cyberbullismo, stimolato l’applicazione di pratiche di challenge alquanto pericolose e molto altro. Il problema, inoltre, risulta in parte ignorato dai governi, che evitano o tardano ad emanare le normative necessarie per la protezione e la tutela in particolare dei minori.

Amici, la realtà è che, purtroppo sempre più giovani risultano infelici, nonostante la loro dovrebbe essere l’età della felicità. Sempre più giovani, e soprattutto gli adolescenti, manifestano crescenti tassi di ansia, depressione e di autolesionismo. Questo avviene sia nel nostro Paese che nel resto del mondo. Nonostante i progressi della psicologia, l’infelicità sembra una spada di Damocle, pendente sul loro capo come una condanna.

Amici, le nostre nuove generazioni sono, dunque, destinate ad essere infelici, si domandano gli esperti? Essere felici, nel caotico mondo in cui viviamo, è certamente difficile, anche se l’infelicità è qualcosa di molto personale, che risulta alquanto connessa alla realtà che ci circonda, al contesto sociale nel quale viviamo. I giovani in particolare sono meno felici, rispetto alle generazioni passate, perché sembrano soffrire di una sorta di “crisi di mezza età” anticipata!

Che l’adolescenza sia un periodo particolarmente complesso nello sviluppo umano è ben noto, ma i giovani di oggi, in particolare gli adolescenti, sono sempre più tristi e infelici, e gli analisti continuano a cercare le cause, i reali motivi di tale infelicità. In USA, dall’analisi dei dati del National Survey on Drug Use and Health, he emerso che dal 2008 al 2017 vi sia stato un aumento del 71% nelle condizioni di grave disagio psicologico nei giovani adulti e un aumento del 52% tra gli adolescenti dai 12 ai 17 anni.

Cari amici, i motivi sono di certo più d’uno, ma, anche escludendo i fattori di rischio come il consumo di droghe e alcool, un altro motivo importante è dato certamente proprio dallo smodato uso dei social, il cui abuso ha portato all’aridità dei rapporti umani reali, privilegiando quelli virtuali! Un mondo virtuale anonimo, dove si vive tempestati dal bombardamento di pubblicità e dai dannosi influencer, che creano un negativo impatto nei giovani proprio nella fase dello sviluppo! Senza interventi radicali, cari lettori, sarà sempre peggio!

A domani.

Mario

 

venerdì, aprile 19, 2024

IL PIEDE E I SUOI TANTI DOLORI: DALLA FASCIOSI PLANTARE ALLA SPINA CALCANEA E AI PIEDI BRUCIANTI. PROBLEMI, DA NON TRASCURARE MAI.


Oristano 19 aprile 2024

Cari amici,

I PIEDI sono la parte del corpo più sottoposta a sforzi, in quanto tutto il peso del nostro corpo, grava su di loro, sia quando stiamo in piedi che quando camminiamo. Da ciò ne consegue che il dolore ai piedi costituisce un problema alquanto diffuso, tanto che spesso non è facile trovare rimedio alle cause che creano la loro sofferenza. Se il dolore raggiunge alti livelli di intensità e permane a lungo, diventa necessario, perciò, consultare il proprio medico curante. Tra le diverse problematiche che affliggono i piedi, le più difficili da sopportare sono la fasciosi plantare, la spina del calcagno e i piedi brucianti. Vediamole.

La FASCIOSI PLANTARE è quel danno del piede che interessa la fascia plantare, in quanto crea fastidio e dolore alla fascia di tessuto che si estende dalla base delle dita del piede fino al tallone. Nella maggior parte dei casi, colpisce le persone tra i quaranta e i sessant'anni, in sovrappeso o che stanno a lungo in piedi. Il dolore è generalmente localizzato al tallone, e tende a svilupparsi gradualmente nel tempo, peggiorando la mattina al risveglio e a fine giornata. Stare a riposo, fare regolarmente esercizi di allungamento, applicare impacchi di ghiaccio, prendere antidolorifici e indossare scarpe che calzino bene e che supportino il piede, possono, spesso, alleviare il dolore. In un ridotto numero di casi sono utili altre cure, come la fisioterapia o un ciclo di iniezioni, che possono dare un buon sollievo. Nei casi più gravi si deve ricorrere ad un intervento chirurgico.

La SPINA DEL CALCAGNO, invece, è una esostosi: ovvero un tumore benigno dell’osso, che consiste in una escrescenza ossea rivestita di un guscio cartilagineo situata preferibilmente in corrispondenza delle metafisi, o in zone di inserzione di muscoli, o strutture legamentose, spesso soggette a trazione o comunque a stress continuo. Ci si accorge di questa patologia spesso in maniera improvvisa, senza aver fatto alcuna attività che possa scatenare questo dolore sordo e molto fastidioso; ci si sveglia la mattina, e appena messi i piedi a terra si avverte un forte dolore sotto il calcagno. Talvolta, invece, a scatenare l’insorgenza della patologia, possono essere delle calzature scomode, una lunga camminata oppure sentire il dolore al termine di un allenamento, magari anche non particolarmente faticoso.

Il dolore risulta particolarmente intenso durante la deambulazione, mentre spesso a riposo sparisce. Nei casi meno gravi il dolore compare esclusivamente la mattina per poi passare durante la giornata; nei casi più complessi, l’unico momento in cui si trova sollievo è la sera sul letto, quando il piede è fuori carico. Il trattamento migliore per eliminare questo fastidioso problema è sicuramente quello di abbinare le terapie manuali con quelle strumentali, tra cui le onde d’urto, che hanno il compito di tentare di rompere la spina calcaneare in eccesso, o comunque di elasticizzare settorialmente il legamento longitudinale, da abbinare alla stretching settoriale dei muscoli del piede e della parte posteriore della gamba.

Si può avere un buon sollievo anche utilizzando un trattamento antinfiammatorio con il laser ad alta energia, o con la Tecarterapia (è un trattamento elettromedicale); si può utilizzare anche il Kinesio Taping, un trattamento che offre un aiuto nei giorni successivi e fornisce un supporto per migliorare la circolazione. È prevista anche una partecipazione attiva del paziente, mediante applicazione di ghiaccio tre volte al giorno e l'applicazione di una crema medicamentosa la sera prima di coricarsi. Spesso è consigliato l’utilizzo di calzature morbide, per non infiammare ulteriormente l’area.

La patologia dei PIEDI BRUCIANTI, invece, si manifesta con un forte bruciore ai piedi, accompagnato da dolore costante, con picchi simili a scosse elettriche o punture di spilli. Questi fastidi sono causati da un possibile danno a carico delle piccole fibre nervose periferiche, che si distinguono dalle grandi per il diametro e la funzione di trasporto al cervello della sensibilità per la temperatura e il dolore, come ha spiegato il professor Giuseppe Lauria Pinter, ordinario di Neurologia all’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico dell’Irccs neurologico Carlo Besta di Milano. Le persone che ne soffrono accusano formicolii e dolore al contatto con acqua calda, un senso di pesantezza e costrizione alle gambe e un fastidio a camminare a piedi nudi. Il dolore, persistente durante il giorno, si intensifica di notte disturbando il sonno, e in generale provoca una riduzione della qualità di vita. Altri sintomi frequenti, di solito limitati ai piedi, sono: sensazione di calore o di freddo interno anche se la pelle è normale al tatto.

Quali Le terapie possibili? Accertata la diagnosi da parte del medico, bisogna ricercare la causa e quindi individuare la cura migliore. «Per alleviare il dolore bruciante ai piedi si prescrive una terapia farmacologica a base di analgesici e al contempo si agisce sulla patologia secondaria associata alla neuropatia periferica con trattamenti mirati», come spiega il professor Lauria Pinter. precisando anche che «la neuropatia delle piccole fibre può essere risolta anche quando non si guarisce.

Cari amici sui nostri piedi grava il grande peso di tutti noi: abbiamone sempre grande rispetto e…non trascuriamo mai di curarli a dovere!

A domani.

Mario

giovedì, aprile 18, 2024

CONFUCIO, IL FILOSOFO CHE PREDICAVA L’ETICA NELLA SOCIETÀ CINESE DEL VI SECOLO A.C., MOLTO PRIMA DELL’AVVENTO DEL CRISTIANESIMO.


Oristano 18 aprile 2024

Cari amici,

La società cinese tra il VII e il VI secolo avanti Cristo viveva un’epoca alquanto convulsa. In Cina era al potere la dinastia Zhou (che esprimeva l’imperatore fin dagli inizi del primo millennio a.C.), che in realtà governava l’impero solo in maniera formale, in quanto gli amministratori locali si combattevano ferocemente tra di loro, ricchi solo di alterigia e incapacità. In questa situazione, senza un vero controllo centrale, l’aristocrazia locale operava maldestramente, priva di capacità specifiche, cercando di reclutare nuovi talenti, per poter disporre a corte di consiglieri efficienti che consentissero di imporsi sugli avversari.

In questo caotico contesto, si affacciò al mondo la figura di CONFUCIO, nato nel 551 a.C. nel piccolo Stato di Lu, nella provincia dello Shandong. Confucio fu un personaggio davvero illuminato, creatore e primo ideatore e promotore di un pensiero per allora originale: l’Etica. Nel convulso panorama cinese del VI secolo a.C. la sua innovativa filosofia gli creò, nelle classi nobili al comando, non pochi nemici, in quanto ritenuta "altruistica", quindi considerata come "il tentativo di elaborare una concezione etica dell'uomo nella sua integralità e universalità"; insomma, Confucio proponeva di fornire, in quel caotico mondo dispotico e prevaricante, un modo di vivere di uguaglianza e di rispetto, per far sì che l'uomo potesse vivere in modo pacifico la sua esistenza.

Nei suoi numerosi "dialoghi", riuniti poi dai suoi discepoli in un corposo libro, il saggio Confucio, esprimeva la sua innovativa filosofia, nella quale predicava la necessità di quel necessario rapporto umano che partiva dall’amore per il prossimo, ben lontano dal concetto in essere: quello del dominio dell'uomo.  Ai potenti diceva: "Trattate il popolo con rispetto e sarete venerati; siate un buon figlio per i vostri genitori e un buon sovrano per i vostri sudditi, e sarete serviti con lealtà; rendete onore agli uomini di merito ed educate i meno capaci, e tutti si sentiranno incitati al bene. Queste, in poche parole, le più importanti spigolature della sua filosofia. Un personaggio davvero saggio e innovativo, Confucio, che predicava l’amore verso gli altri ben cinque secoli prima di Cristo!  Il cristianesimo, infatti, iniziò a predicare questa filosofia di vita a partire dal I secolo d.C., portata avanti dai discepoli che avevano seguito Cristo, gli apostoli, che predicarono un nuovo, rispettoso stile di vita, come riportano gli scritti degli evangelisti Marco, Matteo, Giovanni e Luca.

Amici, Confucio era nato, come accennato, in una famiglia di scarse risorse economiche, nel piccolo stato di Lu; il suo nucleo familiare era emigrato dal vicino stato di Song, e apparteneva alla modesta nobiltà̀ minore che non poteva aspirare ad incarichi di alto livello. Dopo la morte del padre, quando lui era ancora piccolo, la famiglia sprofondò nella povertà̀. A quindici anni, secondo quanto raccontato da lui stesso, iniziò a studiare intensamente e ottenne qualche incarico minore come custode di fienili e responsabile di pascoli pubblici; doveva essere davvero bravo a far i conti, visto che entrambe le imprese prosperarono. Nonostante la tradizione gli attribuisca anche i ruoli di ministro dei lavori pubblici e di ministro della giustizia, di questo non vi è certezza.

Considerato che nel suo Stato, quello di Lu, le sue idee non riscuotevano grande successo, emigrò negli Stati vicini, dove si offrì come consigliere. Le sue opinioni, però, in quanto predicavano l’ETICA e LA MORALE, e non la politica dell’epoca, sconcertavano le persone che lo ascoltavano. Quando nelle sue lezioni filosofiche affermava che “il governante deve fare il governante, il ministro il ministro, il padre il padre e il figlio il figlio”, nel senso che tutti erano tenuti a rispettare i propri doveri e le proprie responsabilità̀,  chi lo ascoltava scuoteva la testa, in quanto i suoi concetti cozzavano col modo di governare dell’epoca. Confucio, parlava loro di Etica, di uguaglianza e rispetto, ovvero tutto il contrario della politica applicata nell’epoca.

Per quanto si accorgesse che i suoi ragionamenti etici non attecchivano facilmente, Confucio non smise mai di cercare di indottrinare gli ascoltatori, nella convinzione che lentamente essi avrebbero capito che per vivere in armonia in società, le persone dovessero cambiare, in modo da diventare esseri umani completi. Predicò fino alla fine, e, quando era avanti negli anni, ritornò allo stato di Lu, dove si dedicò all’insegnamento, occupazione che fece di lui il primo maestro della Cina, mansione insolita in quell’epoca, considerata addirittura stravagante. Confucio insegnava un’educazione globale: Alle persone giovani a rispettare i genitori in casa e gli anziani fuori da casa; in pubblico a parlare poco e a essere affidabili, e a riservare la propria amicizia solo a chi fosse dotato di un’umanità̀ autentica”. Egli credeva che la vera saggezza consistesse nel dedicarsi concretamente agli obblighi di rispetto verso gli altri esseri umani.

Cari amici, Confucio fu davvero un grande maestro, addirittura avveniristico, per l’epoca in cui visse. Per tutto il lavoro svolto non ebbe mai nessuna ricompensa, ma il seme da lui sparso portò frutti copiosi. Molti dei suoi numerosi discepoli (se ne ipotizzano almeno tremila), continuarono la sua opera, ricoprendo importanti incarichi. Confucio morì a settantatré anni, nel 479 a.C., e i suoi seguaci misero insieme i suoi pensieri nei “DIALOGHI O ANALECTA (LUNYU, IN CINESE)”, anche se vari scritti, forse, corrispondono ad un periodo posteriore e sono quindi da attribuire ai suoi discepoli. La leggendaria figura del grande maestro Confucio è una pietra miliare indelebile nel panorama culturale e filosofico dell’uomo.

A domani.

Mario

mercoledì, aprile 17, 2024

LA RISCOPERTA DI UN ANTICO PIATTO, IL “BULGUR”. È PREPARATO CON GRANO INTEGRALE, UNA PIETANZA CHE NON MANCAVA MAI NELLA TAVOLA DI GENGIS KHAN.


Oristano 17 aprile 2024

Cari amici,

Il BULGUR è un antico piatto, consumato secoli fa dalle popolazioni medio-orientali come la Turchia (chiamato anche bulghur, bulgul ecc.), costituito da grano duro germogliato. Questa pietanza, in italiano chiamata “grano spezzato”, è una specie di cous-cous, ma preparata solo con  chicchi di frumento integrale. Il particolare processo di lavorazione prevede l’utilizzo di chicchi di grano duro integrale germogliato, che, dopo essere stati cotti al vapore vengono fatti prima essiccare e poi grossolanamente macinati, ridotti cioè in piccoli pezzetti. La macinatura può essere differente: abbastanza fine, per la preparazione di minestre e zuppe, mentre più grossa per la preparazione di ricette come insalate fredde o calde, sformati, polpette, burger vegetali.

Le origini dell’utilizzo del Bulgur vengono fatte risalire agli antichi popoli che 4000 anni fa abitavano la Mezzaluna Fertile, ovvero le Regioni che si estendevano tra i fiumi Nilo ed Eufrate. Le prime comunità agricole del luogo, infatti, spinte dalla necessità di proteggere i raccolti da muffe ed insetti, iniziarono ad essiccare e macinare il frumento integrale. Questo procedimento è rimasto inalterato fino ai giorni nostri, e il Bulgur è tutt’ora parte fondamentale della tradizione culinaria turca, palestinese e libanese.

Tra storia e leggenda, il Bulgur ha attraversato i secoli. Si racconta che anche il grande Gengis Khan lo utilizzasse senza risparmio; durante i viaggi che effettuava con le sue truppe, il condottiero pare che lo mangiasse in grande quantità, per rinforzare l’organismo, facendo così un bel carico di proteine e di fibre. Questo cereale, infatti, era alquanto diffuso in Turchia, in Tunisia e anche nei Paesi del Medio Oriente. Il suo nome deriva proprio dalla lingua turca: Bulgur, in turco, significa "orzo bollito". Nella tradizione araba, la ricetta più famosa che vede come protagonista il Bulgur, è il TABBOULEH, un’insalata a base di Bulgur, condito con prezzemolo, menta, cipollotto, pomodoro e cetriolini, con un’emulsione di succo di limone e olio extravergine d’oliva.

Il Bulgur, amici, poiché contiene glutine non è un piatto adatto ai celiaci, mentre per tutti gli altri è da considerare oggi un ottimo alleato del benessere: contiene infatti vitamina B, fosforo e potassio (elementi termoresistenti, che non si perdono in cottura). Un piatto nutrizionale da considerarsi ottimo, se si sta praticando la dieta, per via del suo alto potere saziante e l’elevato contenuto di fibre. Qualche idea su come cucinarlo? Bulgur con verdure e feta, da preparare freddo o caldo, in ogni stagione, variando gli ortaggi preferiti.

Il Bulgur lo possiamo trovare secco o già cotto a vapore pronto da condire sugli scaffali della grande distribuzione e nei negozi del biologico, principalmente in due varietà che differiscono in base alla dimensione dei chicchi. Preparare un piatto di Bulgur, trattandosi di chicchi precotti, è semplice e veloce. Può essere lessato o cotto per assorbimento. Nel primo caso, si calcola il doppio del volume di acqua per 10 minuti: 100 grammi di Bulgur si cuociono in 200 grammi di acqua o brodo vegetale o speziato, per un sapore più intenso e aromatico. Se cotto per assorbimento, utilizzando sempre il doppio del suo peso in acqua, si debbono allungare i tempi di cottura a 20-25 minuti. In entrambi i casi, si scola l’acqua o il brodo in eccesso, e si sgrana con la forchetta, aggiungendo a piacere un filo di olio extravergine d’oliva.

Amici, il Bulgur è un alimento completamente naturale, che conserva tutti i vantaggi del cereale dal quale è ricavato. Ecco le sue principali virtù. In primis, è una importante fonte di fibre, dall’alto potere digestivo, che favorisce il mantenimento della flora batterica intestinale e facilita l’eliminazione delle scorie dall’organismo; inoltre, limitando l’assorbimento di colesterolo LDL, contribuisce a mantenerne sotto controllo i livelli complessivi nel sangue.

Altro elemento importante è l’alto contenuto  di vitamine. Il Bulgur è una preziosa fonte di vitamine, in particolare del gruppo B, elementi fondamentali per una corretta sintesi energetica da parte del nostro corpo. La vitamina B2, in particolare, svolge un’importante funzione di regolazione del giusto rilascio di energia per lo svolgimento delle funzioni quotidiane; inoltre, è un alleato della linea: nonostante il Bulgur sia ricco di carboidrati, amido e proteine, presenta un elevato potere saziante che lo rende ideale in caso di diete light per il controllo e il mantenimento del peso. Grazie, poi, al buon contenuto di sali minerali, il Bulgur regala una buona quantità di nutrienti essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo; rappresenta, quindi, un importante alleato del benessere. In particolare, il calcio, di cui è ricco, contribuisce a rafforzare la salute delle ossa, mentre sodio e potassio aiutano a riequilibrare il passaggio dei liquidi a livello cellulare. In più, il ferro presente in questo ingrediente favorisce la produzione di globuli rossi per il corretto funzionamento della circolazione sanguigna;

Infine, il Bulgur risulta essere un ottimo alleato del metabolismo: la presenza di fibre e sali minerali rendono il Bulgur un alimento particolarmente utile nel prevenire disturbi metabolici, come ad esempio l’obesità. Un buon consumo costante di questo prezioso alimento, consente, infatti, all’organismo di assorbire attraverso la digestione i nutrienti dei quali ha bisogno, eliminando invece quelli potenzialmente nocivi alla salute complessiva. Cari amici, il Bulgur è dunque un alimento versatile e saporito,  che si rivela ottimo per portare in tavola tutta la bontà di un piatto che sa unire tradizione e contemporaneità. Una pietanza perfetta, sia da servire calda, oppure come piatto freddo, ma che rappresenta un’ottima alternativa per tutti coloro cha hanno voglia di riscoprire l’antico, sperimentandolo in modo nuovo in cucina.

A domani.

Mario